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Goran Bregovic all’Auditorium Parco della Musica di Roma

31 Marzo 2019

Roma
Auditorium Parco della Musica

Goran Bregovic all’Auditorium Parco della Musica di Roma

31 Marzo 2019
Auditorium Parco della Musica
Roma
Inizio ore 21:00

GORAN BREGOVIC ORCHESTRA
Three Letters from Sarajevo

Ventidieci presenta ,domenica 31 marzo, all’Auditorium Parco della Musica, Goran Bregovic Orchestra con Three Letters from Sarajevo. Molti musicisti sarebbero felici con solo un frammento della carriera di Goran Bregovic. Compositore contemporaneo, musicista tradizionale o rock star, non ha dovuto scegliere – ha combinato tutto per inventare una musica che è allo stesso tempo universale e assolutamente sua.Cinque anni dopo l’album Champagne for Gypsies, Goran Bregovic torna con una nuova produzione incentrata sul tema della diversità religiosa e della coesistenza pacifica: “Three Letters from Sarajevo”, uscito con Universal il 6 ottobre 2017. Bregovic porta in sé il melting pot che prova a raccontare nel nuovo album. «Io sono di Sarajevo, sono nato su una frontiera: l’unica dove si incontravano ortodossi, cattolici, ebrei e musulmani. Mio papà è cattolico, mia mamma è ortodossa, mia moglie è musulmana. E mi sento anche un po’ gitano, forse perché per mio padre, colonnello dell’esercito, era inaccettabile che facessi il musicista, un mestiere “da gitano”, come diceva lui».  E’ infatti la storia di Sarajevo con le sue tante credenze, identità, con i suoi complessi paradossi che ha ispirato il nuovo album di questo nativo di Sarajevo, Goran Bregovic.
Sarajevo è la metafora dei nostri tempi, un luogo dove un giorno si vive da buoni vicini e il giorno dopo ci si fa la guerra. Il nuovo lavoro di Goran Bregovic “Three Letters from Sarajevo” si ispira a questa metaforaPer l’occasione all’album hanno partecipato voci meravigliose ed esplosive: Bebe, Riff Cohen, Rachid Taha, Asaf Avidan.Pochi musicisti sono riusciti a sviluppare un’arte così varia, che combina insieme una così grande varietà di stili e tecniche senza perdere la propria identità. Un pezzo di Bregovic può essere riconosciuto al primissimo ascolto e sembra sempre diretto al mondo intero, senza distinzione di razza, sesso, età e religione.

In concerto Goran Bregovic sarà accompagnato da un orchestra di 18 elementi.

GORAN BREGOVIC
Chitarra, Sintetizzatore, Voce

UNA BAND GITANA DI FIATI
Muharem Redžepi – Goc (Grancassa tradizionale), Voce
Bokan Stankovic – Prima Tromba
Dragic Velickovic – Seconda Tromba
Stojan Dimov – Sax, Clarinet
Aleksandar Rajkovic – primo Trombone, Glockenspiel
Milos Mihajlovic – Secondo Trombone

VOCI BULGARE
Ludmila Radkova Trajkova – Voce
Daniela Radkova -Aleksandrova – Voce

SESTETTO DI VOCI MASCHILI
Dejan Pesic – 1st tenor
Ranko Jovic – 2nd tenor
Milan Panic – 2nd tenor
Aleksandar Novakovic – baritone
Dusan Ljubinkovic – basse
Sinisa Dutina – basse

QUARTETTO D’ARCHI
Ivana Matejic – 1st violin
Bojana Jovanovic Jotic – 2nd violin
Sasa Mirkovic – alto
Tatjana Jovanovic Mirkovic – cello

Goran Bregovic, lʼenergia vitale del compositore “gitano” conquista Milano
Un trionfo di applausi, fiori e spettatori danzanti hanno acclamato il musicista di origine bosniaca al Teatro degli Arcimboldi

Goran Bregovic è un conquistatore che usa le armi della musica per unire. Che sovverte le regole e chiama alla carica per gioire delle differenze, appianarle. Unisce tutti i continenti musicali, tutti i linguaggi e seduce gli spettatori con la sua gioia sconfinata. Sarà il suo animo “gitano”, quello nomade e musicista, saranno i suoi studi di filosofia e sociologia, ma soprattutto saranno le sue origini a creare quel mix magico che ha letteralmente conquistato per una sera il Teatro degli Arcimboldi di Milano.
Tre ore passate leggere, leggere. Acclamato fino all’ultimo dagli spettatori, instancabili, che lo hanno omaggiato con fiori, danze e applausi scroscianti. Eppure il tema del suo ultimo lavoro “Three letters from Sarajevo” affronta un argomento per niente leggero. Quello delle differenze, differenze linguistiche ma anche e soprattutto religiose. Lui che in prima persona le ha vissute (con il padre cattolico, la madre ortodossa e la moglie musulmana). Nato in un Paese dilaniato dalla guerra di etnie, è proprio per questo che meglio di chiunque altro può spezzare discriminazioni e paure con la sua musica, che è un inno alla vita.

E lo ha spiegato lui stesso sul palco degli Arcimboldi presentando “Three letters” con il suo modo ironico di raccontare. Partendo da un aneddoto sul Muro del pianto ha finito per parlare del suo mondo ideale: “Non è Dio il responsabile delle vicende umane, sono gli uomini”. Il suo mondo ideale è la musica a suggerirglielo: “Sarebbe bello che le persone fossero come le note alte e basse di una partitura”, che proprio con la peculiarità delle loro differenze donano vita al miracolo della musica.

“Three letters” inizia con la lettera cristiana, poi quella musulmana e infine ebraica. Ad accompagnare Goran Bregovic in questa conferenza di pace poliglotta una band gitana di fiati, due voci bulgare, un sestetto di voci maschili e un quartetto d’archi. Per iniziare come da prassi i fiati entrano dagli spalti per poi salire sul palco insieme al loro maestro: una coreografia ormai assodata da tempo.

Bregovic cerca di alleggerire una tematica tanto forte iniziando il concerto con le sue composizioni per film, La Regina Margot e le opere per i film di Emir Kusturica, e finendo con le più note Serbetico, Kalashikov. Senza mancare di omaggiare la nostra Italia con la sua “Bella ciao”. Un modo forse per riaffermare la forza della lotta partigiana contro il fascismo e per farcelo ricordare. Goran Bregovic è un maestro che è riuscito a fare qualcosa di unico, mettendo insieme l’austerità della musica da camera all’espressività del folklore, gipsy al funky, l’house alla classica. Col suo completo bianco, ha illuminato un’intera platea contagiandola con una inarrestabile voglia di vivere. Spente le luci, la vita torna alla normalità, ma con una consapevolezza in più: le differenze sono un punto di forza.

7 febbraio 2018 – TG.com24

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